Montalcino, elce superba tra le Valli dell'Orcia, dell'Asso, dell'Arbia e dell'Ombrone, caposaldo strategico aspramente conteso tra Siena e Firenze, supwera nel tempo per tenace identità le velleità di perenne memoria di repubbliche, signorie, granducati.
La comunità civica della città-fortezza, “corollata” di poderi abbarbicati alle pendici dell'arce, è da sempre alla ricerca della qualità della vita, raffinandone le sue espressioni nel suo ambiente d'origine, nella saggia umiltà di chi riconosce i limiti dell'uomo sull'onnipotenza della natura.
Così nella cura della piccola proprietà familiare – definitivamente affrancata dalla miope mezzadria - si producono i tesori della terra: Brunello, olio, miele. La bellezza dell'arte delle chiese, delle ville e dei castelli, tutt'uno armonico con i colori forti che introducono ogni filare quel sacro rispetto per la forza generosa e nella comunicazione sul mercato riflette la giusta fede dell'uomo pio nelle proprie capacità artefice.
Montalcino non è quindi estremo avamposto, ma decisivo trampolino di lancio della sua valorosa immagine e dei talenti di chi vi opera.